C'è chi ha lodato quest'uomo per quest'insano gesto. Io lo trovo un vecchio bambino viziato. Uno di quelli che gettano via i giocattoli rotti o i pupazzi scuciti. La vita è sua, si dirà. Io dico di no.
La nostra vita appartiene anche, in parte, a chi ci ama. La nostra vita appertiene soprattutto a chi più ci ha amati. A chi ha dato la sua vita per la nostra.
Evidentemente l'uomo non la pensava così avendo scelto di vivere lontano dai suoi affetti, da solo. Rapporto col suicidio iniziato quando scoprì il cadavere del padre. L'uomo giustificò quel gesto e fu l'ultima volta (a suo dire) che lacrime solcarono il suo volto. Era il 1946.
E io non voglio mancare di rispetto ad un morto. Ma voglio dire la mia. E, caro Mario, dopo aver dato tanto all'Italia, qui hai sbagliato.
La sofferenza non toglie la dignità della vita. E' la vita che da dignità alla sofferenza.