Jesus Is My King, Lord And Saviour

giovedì 11 febbraio 2010

Il nome della rosa


«Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus»

Sul finire del 2009 ho ricevuto, in prestito, questo libro. Erano anni, almeno 2, che lo volevo leggere. Almeno da quando ebbi modo di apprezzare "Il Pendolo di Foucault", un capolavoro su cio forse sarebbe il caso di riparlare (dopo una rilettura).

Libro che certamente la proprietaria, alla quale peraltro non è ancora tornato, sicuramente avrà ricevuto in eredità da qualcuno, visto che il libro in questione è piuttosto datato, con le pagine ingiallite dal tempo. Altro punto in favore del contenitore, gli appunti di chi lo ha letto prima di me; particolare che dona al volume un connotato di calore, di familiarità, di vita. Tanto da farmi decidere di leggere più spesso libri presi in prestito. Poi torno sui miei passi perchè comunque un libro, una volta finito, lo voglio sul mio scaffale... pronto per essere ripreso.

Beh devo dire che Umberto Eco mi ha definitivamente conquistato. E' straordinario, non riesco a trovare altre parole. Grande come pochi altri tra gli scrittori che ho avuto il piacere di gustare. Per intenderci, Eco va posto sullo scaffale dei geni. Quello in cui tengo Tolkien e Lewis, insomma.

Non voglio fare una recensione, perchè non ne sarei capace. Però c'è da dire che i livelli di lettura che questo capolavoro offre sono diversi. Anche agli occhi di un lettore ignorante come me. Già la frase «Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus» [la rosa primigenia esiste in quanto nome, possediamo i semplici nomi], non lascia dubbi sul fatto che l'Eco scrittore non ha certo lasciato a casa l'Eco semiologo e filosofo, proprio come il Tolkien scrittore non aveva lasciato a casa il Tolkien filologo.

Molto interessante anche la descrizione della vita in una abazia medievale. Bello il racconto sull'esilio Avignonese e sugli scontri tra Imperatore e Papa. Bella la storia dei movimenti eriticali del Medioevo. Stupendo l'intreccio tra personaggi reali e personaggi inventati. Mirevole l'apparato di citazioni che Eco inserisce tra le pagine di questo mirabile esempio di letteratura a cavallo tra giallo, saggio, romanzo storico e quant'altro. Interessantissimo leggere circa la disputa sul pauperismo. Mirabolante la diatriba sul riso tra Jorges e Guglielmo. Stupenda la passione per i libri e per il sapere. Magnifici i vitra ad legendum. Insomma ci sarebbe da parlarne da svariati punti di vista.

Non ultimo tra questi, la trama. Fil rouge che unisce tutto quanto sopra accennato e molto di più, la storia di una serie di misteriosi morti in in abazia medievale dell'Italia del Nord. Abazia che tra l'altro sta per ricevere due delegazioni, una filo-papale e l'altra filo-imperiale. Perno della trama, Guglielmo da Baskerville, accompagnato dal novizio Adso da Melk. Guglielmo è una sorta di investigare ante litteram, molto dotato peraltro. Personaggio che già dal nome, non può non ricordare Sherlock Holmes, frutto dell'abile penna e della geniale mente di Sir Arthur Conan Doyle. Punti di contatto sono il nome (Il mastino dei Baskerville è un opera di Doyle), l'acume, l'aspetto fisico e il fedele compagno di avventure. Infatti oltre all'assonanza dei nomi Adso e Watson, i due gregari sono in entrambi i casi i narratori in prima persona.

Chiaramente non si tratta di plagio ma di omaggio da un grande ad un grande. Omaggio reso avvincente dal fatto che, essendo l'ambientazione de Il nome della rosa precedente a quella delle avventure di Sherlock Holmes, si ha quasi l'impressione che sia stato Doyle ad ispirarsi ad Eco, cosa impossibile, ça va sans dire. E si perdona a quest'ultimi anche l'errore (secondo me voluto, quindi non più tale) circa i peperoni e il violino, cose non ancora presenti in Italia nel '300.

Continuerei ore a tradurre in parole cioè che questo romanzo scatena nella mia mente, ma non essendone capace rischerei solo di annoiare e di incartarmi. Dunque mi limito ad esortare i miei lettori a leggere questo capolavoro e poi magari, discuterne insieme.

Devo aggiungere che poco mi importa se lo scrittore Eco sia credente, ateo o agnostico. Poco mi importa anche del suo anticlericalismo o meno. Posso essere dispiaciuto per lui, se non ha accettato la salvezza in Cristo (e non la religione cristiana), così come mi spiace il fatto che Wilde non denotasse le caratteristiche tipiche di un cristiano born again. Ma, detto questo, aggiungo che per l'arte ciò è indifferente. Certo non sono libri che leggo per edificazione spirituale, ma per diletto artistico, per curiosità artistico-intellettuale. Ci sono libri stilisticamente mediocri ma ricchi di contenuto spirituale, così come libri trasudanti ateismo ma scritti bene.

Se una persona non fa certe letture per paura di indebolire la propria fede, continui a non farle. Se un'altra persona legge Nietsche senza per questo intaccare la propria fede, continui a leggerlo. Certo è che quando si mettono insieme la fede e le doti letterarie come, per citarne uno a caso, in Lewis, i risultati sono davvero entusiasmanti.

Fermo resta il fatto che, la mia lettura preferita di sempre e per sempre rimane la Bibbia, la Parola di Dio, la lettera che Dio ha lasciato agli uomini. La biografia di Gesù, vero uomo e vero Dio, unico Salvatore del mondo. Il Libro dei libri, che merita ben più di un post.

3 commenti:

Brian Farey ha detto...

Oh beh io non leggo molti libri non cristiani, eccetto il sopracitato Conan Doyle, che è il mio scrittore preferito (dopo Paolo, e gli altri della Bibbia) e i vari libri legati alla storia di FFVII. Sapere che Umberto Eco si ispira a lui già è una mezza garanzia. Mezza perché la sola ispirazione non basta, serve anche la bravura. E da come ne parli tu sembra che ne abbia. Appena leggerò il Mastino dei Baskerville vedrò di leggere anche qualche altro scrittore. Io ti consiglio di contro "Uno studio in rosso", il primo romanzo di Doyle. Anche se la mia copia l'ho prestata al fabrock. PS Guglielmo è proprio descritto fisicamente come Sherlock?

Jim Klas ha detto...

beh... più o meno, stando a quello che ho sentito dire... comunque sulla bravura, garantisco io per Umberto. ;-)

Il Viaggio ha detto...

Buone scelte, sia Eco che la Bibbia intendo. Leggere solo un tipo di libro dimostra insicurezza ed una fifa tremenda di perdere quel briciolo di convinzione acquisita. In piú è terribilmente noioso.