Jesus Is My King, Lord And Saviour

venerdì 10 dicembre 2010

The WIP Novel. Part 2

Lei si era già insaponata e sciacquata. Era pulita e sarebbe potuta uscire dalla doccia già da qualche minuto. Invece provava sollievo a stare lì, sotto quel getto caldo. Era nervosa, sapeva che quella sera avrebbe detto la verità sul suo rapporto con lui. O tutto si sarebbe rotto o sarebbe stato un nuovo inizio. Si sentiva stupida per avergli aperto, per essere stata con lui, per averlo accolto e implicitamente perdonato. Si sentiva felice però all'idea che quel piccolo sacrificio avrebbe significato continuare a condividere la vita con lui.

Si disse che c'era una grande forza nel perdono. Certo, apparentemente perdonare un tradimento può essere sinonimo di debolezza; per lei tuttavia era l'occasione per mostrare forza, carattere. Stava molto meglio mentre acqua e pensieri scorrevano caldi e la purificavano. Tutto era chiaro. Era stato un anno di convivenza felice con quell'uomo che aveva desiderato per mesi. In barba ai pareri delle amiche l'aveva corteggiato, l'aveva fatto cadere ai suoi piedi. Prima di accettare di andare a vivere insieme però aveva atteso che giungesse il divorzio di lui da sua moglie.

Mentre i tipici rumori di una cena in preparazione giungevano dall'angolo cottura, e un profumino niente male si spandeva nell'aria, lei si ritrovò inspiegabilmente pervasa da un entusiasmo ingiustificabile vista la situazione. Chiuse il getto della doccia, e uscì avvolgendosi in un accappatoio un po' stinto e di qualche misura più grande. Mentre si asciugava e rivestiva, si ritrovò, se non a giustificare, a dare una spiegazione a quella scappatella. Era stato un week end di follia. Gli uomini tradiscono solo col corpo. Si fece animo, era pronta per affrontare quella tempesta. Ne sarebbero usciti vincenti, felici, insieme.

Era sempre fastidioso l'asciugacapelli. Non tanto per il rumore, quanto per il tempo che ci impiegava a terminare il lavoro. Con quel rumore di sottofondo e le immagini dell'aeroporto di New York che scorrevano sulla CNN, attendeva con impazienza che lei uscisse. Aveva ritenuto opportuno posticipare la discussione ad un momento più tranquillo, e questo lo era. Non lo era certo qualche ora prima quando lei, alla faccia della vecchia decrepita, gli aveva aperto e lo aveva invitato ad entrare.

Il cigolìo della porta del bagno annunciò l'arrivo di Kathleen. Era bella come lo era sempre stata. Anche così, con abbigliamento casalingo. Pantaloni in lino marrone a strisce verticali bianche e verde militare, canottiera bianca, capelli raccolti in una coda di cavallo mantenuta da un elastico nero che faceva pendant con la montatura degli occhiali. I capelli erano di un castano chiaro ben abbinato al colore delle sue leggere lentiggini. Gli occhi non erano molto grandi ma lo sguardo era profondo, i lineamenti dolci ma decisi. Non arrivava al metro e 70 ma la sua linea era slanciata.

Kathleen uscì dal bagno e si ritrovò a pochi passi dal tavolo dove di lì a poco avrebbero consumato quella squisita cenetta e parlato su come ricucire quel piccolo strappo.

- "Ah si scusa, gli altri piatti sono nella lavastoviglie. Sai, non tornavo da mesi, ho preferito lavare tutto. Sai la polv..."
- "So dove sono i piatti"
- "E allora?"
Lui non rispondeva, qualcosa non tornava rispetto al quadretto che aveva immaginato sotto la doccia.
- "Ma come mai non ceni? Non hai fame? Ma allora perchè hai preparato solo per me? Avrei potuto accontentarmi di un sandwich"
- "Io non ceno qui, non ceno con te."
- "Devi vedere John?"
- "Non sono affari tuoi. Da oggi è tutto finito Kathleen."

Kathleen, l'aveva chiamata Kathleen. Non poteva crederci. Il cuore fece un balzo, batteva all'impazzata. Stava succedendo qualcosa di grave, tragico.

- "Calmati, parliamone. Vieni qua ascolta, ora noi ceniamo e discutiamo, vedrai che una soluzione si trova. Risolveremo tutto. Ce la facciamo insieme, come sempre. Ricordi?"
Mentre Kathleen parlava, lui mise la giacca e prese la sua borsa.
- "Dove stai andando? Non puoi, aspetta. Stammi un attimo a sent..."
- "Io non voglio starti a sentire! E' finita. Ti ho tradito!"
- "Lo so! Ma non importa, ti perdono. Io voglio..."
- "Io... io... io... ma chi sei? Chi ti credi di essere. Al centro di tutto! Chi te l'ha chiesto il perdono? Io ti ho tradito perchè non voglio più stare con una che ha se' stessa come centro del mondo. E' tutta colpa tua se è finita, io ci tenevo a noi. Non mi devi cercare mai più. Non è una crisi momentanea. E' tutto ben ragionato. Se hai bisogno di soldi non mi cercare. Non abbiamo figli, siamo adulti e vaccinati. Fatti la tua vita, non hai motivo per cercarmi. Buona vita Kathleen". Le diede un bacio sulle labbra e si avviò. Labbra che, era sicuro, non avrebbe mai più incontrato . Quelle labbra erano umide e salate. Lacrime. Lui aveva dimenticato il sapore delle sue. Chiuse con delicatezza la porta, e percorse la strada che qualche ora prima aveva percorso la vecchiaccia. E quasi avrebbe voluto rivederla per darle il più cattivo dei sorrisi.

Kathleen era una donna distrutta. Passò delle ore a pensare a quelle parole... E' tutta colpa tua se è finita, io ci tenevo a noi. Non mi devi cercare mai più. Non è una crisi momentanea. E' tutto ben ragionato... Non aveva nemmeno pensato a quella possibilità, alla possibilità che fosse colpa sua. Il senso di colpa fa male. Quando arriva, inaspettato, violento come un temporale, è devastante. Sprofondò in un vero e proprio panico. Tutto era finito. Mangiò, quasi senza masticare, 2 fette di carne e bevve mezza bottiglia di vino. Dopo di ciò andò in bagno, aprì l'ultimo cassettino della specchiera e ne tirò fuori un flacone marrone col tappo bianco. Mise in mano 6 pastiglie bianche e rosse che, accompagnate da un sorso abbondante di vino rosso dozzinale, andarono a fare compagnia alla carne.

Kathleen non aveva nemmeno pensato all'eventualità che lui avesse potuto mettere qualcosa nel cibo o nel vino. Figurarsi. Si gettò di peso sul letto. L'ultima cosa di cui si rese conto fu il cuscino che si avvicinava troppo rapidamente al suo viso.

Fine seconda parte

8 commenti:

Brian Farey ha detto...

Comincio dicendo che forse ho un principio di avversione alle love story (difatti nei miei racconti ci sono poco e niente). I punti di forza sono:
L'espressione dei dettagli
La cura del racconto
Alla fine, sembra esserci un colpo di scena, che fa invogliare il continuo. Il caro climax che usa Conan Doyle.
Il fatto che si parli di perdono, anche se non incondizionato, ma per amore.

I contro sono:
(puramente personale) Il fatto che sia una love story
Il climax che sembra sfuggire quando viene detto che è tutto finito, anche se poi viene ripreso magistralmente.
Se non fosse per l'eventualità che succeda qualcosa dopo, la cena dell'uomo è prettamente descrittiva. Ma a questo risponderà la prossima parte.

Purtroppo il sonno blocca le mie capacità motorie maggiori, questo a quest'ora è il massimo che posso fare.

Jim Klas ha detto...

Beh grazie per il commento costruttivo. Intanto comunque non la definirei una love story...

FABLOGGERR ha detto...

mhm , interessante ma secondo me lui non pensa quelle cose l'ha lasciata per salvarla da qualcosa, da qualcuno o forse da se stesso!!!!

Jim Klas ha detto...

Beh, non ne sarei così sicuro... Ma di certo tutto è possibile

Il Viaggio ha detto...

Perchè Kathleen e non... Caterina? peerchè CNN e non....Raiuno?

EbonIvory ha detto...

Non sono un esperto, non voglio esprimere giudizi. Una cosa è certa anzi due. Quest'uomo è geniale e voglio la prima copia.

Jim Klas ha detto...

@ Il Viaggio, beh... fondamentalmente perchè siamo a Boston e non a Rovigo... :-) ma suvvia, dimmi ciò che pensi.

@Ebonivory... no no, esprimi i tuoi giudizi. Che lui sia geniale, beh non ne sono pienamente convinto. Per la prima copia, ma certo. Autografata e con dedica

EbonIvory ha detto...

Tecnicamente non saprei cosa dire ma mi intriga molto. Ci conto sulla prima copia autografata